Pubblicato il 19 ottobre 2022
Oggi il Metaverso esiste in nuce, in forme prototipali e simili a videogiochi, ma prenderà nel futuro una forma che ancora oggi nessuno conosce.
Il 20 settembre 2022 si è tenuto un approfondimento verticale sul “rapporto tra Metaverso e Web 3D" organizzato da Confindustria Brescia per la valorizzazione delle produzioni manifatturiere negli ambiti B2C e B2B.
Durante il suo speech Dario Melpignano, CEO di Neosperience, ha approfondito le logiche del Web 3D e il rapporto con il Metaverso, portando ad esempio progetti operativi come quello realizzato per Colombo New Scal SpA, realtà con sede nella provincia di Lecco che realizza prodotti per la casa.
Il Metaverso sta sicuramente arrivando, ma al tempo stesso si sta trasformando. Al giorno d’oggi il Metaverso si trova in una condizione simile a quella di Internet a metà degli anni ‘90, quando il Web si stava ancora consolidando nei suoi protocolli e nelle componenti fondamentali.
Oggi il Metaverso esiste in nuce, in forme prototipali e simili a videogiochi come Decentraland o Facebook Horizon, ma prenderà nel futuro una forma che ancora oggi nessuno conosce.
Anche così possiamo però già dare per consolidate alcune caratteristiche del Metaverso. Si tratta innanzitutto di parte del Web3, ossia dell’iterazione del Web più recente. Il Web3 si fonda su un’idea di Internet pervasivo, laddove il Web2, che nasce con l’introduzione sul mercato degli smartphone, è invece limitato dalle dimensioni degli schermi dei dispositivi.
Nel Metaverso, così come nel Web 3D che approfondiremo tra poco, la tridimensionalità delle esperienze gioca un ruolo centrale: grazie alla realtà virtuale e soprattutto alla realtà aumentata, combinata con ecosistemi di pagamento basati sulla blockchain, si dà vita a un nuovo modo di esperire il digitale, ma anche di rapportarsi alla realtà analogica.
In estrema sintesi possiamo sottolineare che il Metaverso, almeno nella sua forma attuale, descrive delle piattaforme sociali e aperte, dove gli utenti possono interagire e creare i propri spazi con diversi dispositivi come i visori per la realtà virtuale o la realtà aumentata.
Quindi il 3D, inteso come capacità di rappresentare oggetti o spazi tridimensionali, è una delle componenti abilitanti del Metaverso, ma esiste già da molto tempo.
Il Web 3D, da non confondersi con il Web3 citato prima, è invece un'evoluzione tridimensionale del Web che presenta molte più opportunità in chiave di business.
Mentre il Metaverso opera ancora su logiche videoludiche ancora difficilmente interpretabili in chiave imprenditoriale, eccetto alcune operazioni di branding di alto livello, il Web 3D apre alle aziende la possibilità di creare un’area proprietaria e condividere contenuti che rappresentano un equivalente digitale dei prodotti o dei servizi offerti.
Nello specifico, nel contesto del Web 3D gioca un ruolo cruciale la Realtà Aumentata, che permette non di sostituire il mondo reale con qualcosa di alternativo, bensì di potenziarlo con un “layer” aggiuntivo di informazioni e contenuti.
Le differenze tra Metaverso e Web 3D sono dunque tante, ma altrettanti sono i punti di contatto che accomunano queste nuove frontiere del digitale. Sono sette le categorie su cui si gioca questa partita ancora aperta:
Da un lato troviamo un insieme di dispositivi di fruizione esperienziali, in cui io posso vivere un prodotto o servizio, conoscere il prodotto di un’azienda in un mondo virtuale in una visione aperta e pronta a ogni realtà.
Dall’altro lato ci sono tecnologie che grazie alla scarsità dell’asset digitale abilitano un nuovo tipo di commercio, dove si acquisiscono diritti grazie alla navigazione di un ambiente digitale in Realtà Aumentata.
Tutti questi elementi possono e dovranno però convergere verso una visione aperta, libera e democratica: la forza degli albori di Internet, prima della concentrazione del potere intorno alle piattaforme social.
Mi rendo conto che i nomi assegnati in questo caso non ci siano per niente d’aiuto: il Web3 è l’ultima evoluzione del Web, che comprende e integra tante delle tecnologie che abbiamo appena elencato.
Non bisogna confonderlo con il Web 3D, che invece tocca l’aspetto della tridimensionalità e dell’utilizzo di dispositivi di fruizione esperienziali, così come l’abilitazione della scarsità degli asset digitali per un nuovo tipo di commercio, ma può anche intervenire a supporto di processi aziendali tradizionali.
Nelle imprese dell’oggi e del domani sarà sempre più necessario stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti, sviluppando spazi interattivi entro cui possano fare esperienza dei prodotti e dei servizi offerti. L’apprendimento cinestetico, come dimostrano gli studi condotti sul learning by doing, è un veicolo potentissimo: ricordiamo infatti fino al 70% di quello di cui facciamo esperienza, a fronte del 30% di ciò che vediamo.
Porterò in questa sede tre esempi rappresentativi dei concetti che abbiamo fissato in questa intervista, che dimostrano peraltro quanto le potenzialità del Web 3D siano scalabili, da grandi brand internazionali a piccole realtà, passando per le PMI Made in Italy.
A proposito di queste ultime, per Colombo New Scal, storica azienda produttrice di applicativi per la casa con sede nella provincia di Lecco, è stato implementato un progetto di Web 3D che permette di visualizzare i prodotti all’interno di un ambiente in Realtà Aumentata.
In questo modo i futuri clienti possono non solo visualizzare in 3D l’oggetto scelto, ma anche manipolarlo e collocarlo all’interno dell’ambiente reale in modo semplice e immediato.
Questo tipo di applicazione del Web 3D consente alle imprese di entrare in contatto con i clienti finali, ma in ottica B2B permette anche di far conoscere l’azienda e le caratteristiche dei prodotti anche senza bisogno di interagirci fisicamente, superando distanze e barriere.
Un’altra esperienza significativa di Web 3D è quella realizzata per Haier, brand cinese leader nel settore degli elettrodomestici. Grazie alla piattaforma Neosperience Reality Plus, che combina realtà virtuale e aumentata, è stato realizzato un vero e proprio showroom virtuale, una “Casa del futuro” che il cliente può navigare ed esplorare.
Questa evoluzione esperienziale del catalogo è applicabile infine anche alle piccole realtà commerciali: per Radius, attiva nel settore dell’ottica, è stato sviluppato un configuratore 3D di montature e lenti, che unisce alla finalità commerciale anche uno scopo di divertimento, verifica e validazione per il consumatore.
Infine è imprescindibile citare l’impiego della Realtà Virtuale in campo medico: la Johns Hopkins University ha messo a punto una tecnica di operazione di chirurgia spinale effettuata a distanza, utilizzando la tecnologia di rendering di un motore di videogiochi e la connettività 5G.
In un contesto storico sempre più complesso, dove le imprese si trovano di fronte alla necessità di costruire e mantenere viva una community solida ed essere resilienti di fronte alle tante crisi che si susseguono, il futuro apparterrà alle aziende che saranno in grado di stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti.
In questa prospettiva il Metaverso, nelle forme che assumerà nel prossimo futuro, potrà essere l’ambiente dove questa community si incontra, ma è necessario che le aziende sviluppino ciascuna il proprio Metaverso, entrando in contatto diretto con la propria customer base.
La chiave di volta per superare i limiti di un mondo tecnologico che fino a questo momento ha privilegiato l’efficienza rispetto all’efficacia è l’empatia.
Ciò si traduce in una serie di pratiche virtuose: mettere al centro il rapporto con la customer community, utilizzare le tecnologie più avanzate per evolvere verso nuovi modelli di business e comprendere le esigenze psicologiche del cliente senza manipolarlo.
Anche i processi collaborativi Business-to-Business possono beneficiare di questa evoluzione e diventare più stretti grazie al Web 3D: si può condividere rapidamente un prototipo con i propri buyer, visitare a distanza un impianto industriale, presentare i propri prodotti in maniera interattiva e in alcuni casi formare il cliente sull’utilizzo degli stessi.
La chiave, in questo processo di transizione digitale nel mondo delle imprese, è l’utilizzo accorto dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning.
Lo sosteneva già Marshall McLuhan, ormai 60 anni or sono: ogni miglioramento nelle comunicazioni aumenta le difficoltà di comprensione. Un eccesso di informazioni equivale a nessuna informazione: i dati devono essere processati e interpretati per poter apportare un vantaggio significativo.
La concentrazione del potere nel mondo digitale è cresciuta troppo, la felicità online delle persone non è dove dovrebbe essere, e gli algoritmi sono diventati troppo potenti nel plasmare le opinioni della società. Se vogliamo influenzare il cambiamento verso un futuro migliore, per i nostri clienti e per le nostre aziende, il tempo di agire è adesso.
Siamo utenti di una tecnologia che però non conosciamo, oppure impariamo in maniera autodidatta e limitata. Superare l’approccio neopositivista della Silicon Valley è possibile, lo dimostrano a livello concettuale gli studi MIT e dalla Scuola di Business di Copenhagen.
Una strada per farlo anche nella pratica è declinare la tecnologia nelle sue diverse applicazioni, facendo incontrare tanto nella formazione accademica quanto nella pratica delle risorse aziendali le discipline STEM e il capitale culturale del Mediterraneo e della sua cultura umanistica.
Mentre iniziamo a passare dal Web2 al Web3, per noi imprenditori e non solo è il momento di informarci e di educare. Avere un’idea chiara di ciò che c'è dietro l'angolo è essenziale per essere informati: l’educazione permette di influenzare positivamente il mondo in cui viviamo, quello digitale così come quello analogico, che sono sempre più compenetrati in quell’unica esperienza formidabile che ci è concesso di sperimentare che è la nostra vita.