Pubblicato il 24 aprile 2020
In questo nostro approfondimento analizzeremo le innovazioni tecnologiche inerenti alla pratica del Visual Storytelling. Partiremo dai concetti base di questa disciplina, fino ad arrivare alle ultime applicazioni.
Prima di iniziare, è giusto sottolineare i fattori che hanno contribuito al successo del Visual Storytelling.
Da quando si ha memoria, il concetto di storia è sempre stato presente all’interno delle dinamiche umane. Le pitture rupestri di decine di migliaia di anni fa ci mostrano un’umanità che già in principio raccontava il suo ambiente attraverso le immagini.
Dalla nascita del capitalismo e del mercato diffuso, il Visual Storytelling è entrato all’interno delle dinamiche del marketing. La definizione di Shlomi Ron, CEO del Visual Storytelling Institute, è la seguente: “Il Visual Storytelling è una strategia di marketing che sfrutta narrazioni avvincenti, mettendo il cliente al centro della storia, messe in scena con un’esperienza emotiva visiva e distribuita efficacemente lungo il percorso del compratore, al fine di potenziare la vita dei clienti e generare risultati di business”.
Oggi il pubblico, che dà ormai per scontata la funzionalità, sceglie di acquistare un prodotto in base alle emozioni che questo suscita. Per questo motivo le aziende, oggi, sono obbligate a proporre e comunicare esperienze, piuttosto che le caratteristiche tecniche.
Tutti i case studies di successo degli ultimi decenni vanno in questa direzione: basti pensare a Apple e a come è riuscita a diventare l’oggetto del desiderio di milioni di persone solo grazie al suo posizionamento come potenziatore della creatività e dell’unicità di ogni uomo.
Ebbene, il Visual Storytelling ha avuto un ruolo determinante. Chi si ricorda la celeberrima pubblicità “1984” realizzata da Ridley Scott per il lancio del Macintosh? Non fu solo uno spot, ma la traduzione in immagini della mission di Apple, un racconto di quello che era e sarebbe stata la rivoluzione che i prodotti della mela avrebbero portato nel mondo dei computer.
Se in quegli anni il Visual Storytelling, per i suoi costi intrinseci (realizzazione, acquisto dello spazio pubblicitario), era una strategia adottabile solo dalle grandi aziende, oggi la situazione è decisamente cambiata. Grazie al digitale, ogni realtà, anche la più piccola, può raccontare la sua storia attraverso le immagini.
Per merito dei social network, dell’evoluzione dei siti web e della diffusione delle applicazioni mobile, tutti noi siamo in grado di trasmettere emozioni e farci conoscere da un pubblico globale.
Tutti questi medium mettono a disposizione formati sempre più vari e centrati sui singoli stili di narrazione: immagini, video, stories, caroselli, animazioni, infografiche, fino ad arrivare alla Realtà Aumentata (AR) e alla Realtà Virtuale (VR).
Ma è subito sorto un nuovo problema. Se oggi è semplice creare una campagna di Visual Storytelling, al contempo è diventato difficilissimo farsi notare e distinguersi dalla concorrenza. Gli unici fattori differenzianti che offrono un vantaggio sono strumenti e tecnologie innovative; il problema è che possono essere utilizzate solo dalle grandi realtà, perché costose e di difficile applicazione pratica.
Per quanto ci sia una storia da raccontare, e per quanto bella e appassionante possa essere, il rischio è che questa si perda nella confusione dell’online. Attirare l’attenzione del pubblico è diventato imprescindibile.
Alcuni studi - il più famoso dei quali è quello pubblicato da Microsoft nel 2005 - hanno evidenziato come la nostra soglia dell’attenzione (ovvero per quanto tempo, mediamente, riusciamo a rimanere concentrati) sia precipitata negli anni; oggi riusciamo a prestare attenzione a un contenuto per circa 8 secondi. Come è successo? La causa principale è dovuto alla montagna di informazioni e contenuti da cui siamo travolti quotidianamento. Per questo motivo tendiamo a ignorare la maggior parte di essi durante la giornata.
Noi di Neosperience, per venire incontro alle aziende hanno problemi di “riconoscibilità”, abbiamo sviluppato la Soluzione Image Memorability, che permette all’utente che la utilizza (il Social Media Manager, il marketers, il fotografo, etc.) di conoscere in anticipo quanto una certa immagine verrà ricordata dal pubblico, il tutto grazie a un’Intelligenza Artificiale che è stata “educata” a riconoscere gli elementi che rimangono maggiormente impressi nella memoria di chi guarda.
Inoltre, attraverso lo studio del pattern visivo, Image Memorability è in grado di evidenziare quale zona dell’immagine sarà più memorabile; se per esempio un social media manager sta per lanciare una campagna per pubblicizzare un paio di scarpe, analizzando le immagini pubblicitarie attraverso Image Memorability potrà scoprire che ciò che più rimane impresso non sono i sandali, ma la modella che li indossa.
In definitiva, il Visual Storytelling è uno strumento potentissimo per comunicare il proprio brand e i suoi valori; l’esplosione del digitale, però, ha complicato la vita delle aziende. Oggi riuscire a distinguersi e a farsi ricordare è sempre più difficile. Fortunatamente le ultime tecnologie possono venire in soccorso ai brand; Image Memorability può giocare un ruolo importante nella lotta alla visibilità.
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